Corano interamente miniato e redatto in lingua araba e trascritto a mano su carta brunita. Contiene tutte le 114 sure del testo sacro, integralmente vocalizzate secondo la tradizione canonica. La copia è datata nel colophon finale all’anno 1261 dell’Egira, corrispondente al 1845 del calendario gregoriano, e reca la firma del copista: Mustafa al-Rushdi al-Tamimi ibn Muhammad al-Rushdi.
Il testo è distribuito su 293 carte, per un totale di 586 carte con 12 righe per pagina vergate entro cornici finemente tracciate a mano. L’opera segue un sofisticato sistema di divisione liturgica, in cui sono regolarmente indicati in rosso i marker di hizb, rub‘ (quarto), ‘ushr (decimo), nifs al-juz’ (metà della parte) e lettere iniziali mnemoniche come waw. Tali marcature, distribuite in modo sistematico ai margini del testo, testimoniano l’uso cerimoniale e didattico del manoscritto, destinato sia alla recitazione quotidiana che alla memorizzazione.
La calligrafia utilizzata è un elegante stile naskh orientale, regolare, fluido e accuratamente proporzionato. I caratteri rotondi, armonici e ben spaziati riflettono la raffinata tradizione indo-persiana e ottomana dell’Ottocento. Il testo presenta una vocalizzazione completa, con segni diacritici e marcatori fonetici; anche le intestazioni delle sure e le glosse marginali sono realizzate con scrittura fine e ornamentale, spesso in oro.
Il manoscritto consta di 283
Di particolare pregio sono le due pagine iniziali, realizzate come miniatura a fronte. Esse contengono la sura al-Fatiha e l’inizio della sura al-Baqara, racchiuse entro cornici fittamente decorate con motivi floreali policromi. La tavolozza cromatica, composta da rosa, azzurro, verde chiaro, arancio e oro, è tipica della produzione indo-persiana della prima metà del XIX secolo. Il campo centrale è suddiviso in colonne per il testo, mentre i pannelli laterali e superiori ospitano cartigli ornamentali con medaglioni, arabeschi e rosette. L’uso sistematico di oro zecchino autentico, applicato in polvere su base collosa, si ritrova in tutte le principali sezioni decorative, comprese le intestazioni delle sure, i divisori tra versetti e le cornici dorate. L’oro mantiene una brillantezza calda e uniforme, senza alterazioni, a conferma della sua autenticità e dell’eccellenza tecnica della realizzazione.
Il manoscritto è firmato nel colophon finale con la consueta formula devozionale del copista, che si definisce “il povero e umile”, e indica di aver completato la trascrizione nel mese di Muharram dell’anno 1261 H, corrispondente a gennaio/febbraio 1845. Il testo termina con le tre sure conclusive del Corano – al-Ikhlas, al-Falaq e al-Nas – seguite da un’ultima sezione devozionale con du‘a e hadith, inserita come appendice e vergata in stile distintivo.
La carta utilizzata è di produzione orientale, priva di filigrana visibile, trattata con la tecnica del burnishing (lucidatura a pietra), che le conferisce una superficie levigata e resistente. Le note marginali, redatte in inchiostro rosso, sono lievemente in rilievo e mostrano una regolarità che suggerisce la loro contemporaneità con il testo principale. All’interno della coperta posteriore si trova un foglio manoscritto aggiunto con invocazioni devozionali (tasbihat), vergato in calligrafia sciolta, probabilmente da un possessore successivo. In basso sono presenti firme moderne, presumibilmente apposte durante restauri o passaggi di proprietà.
La legatura è originale e coeva, in pelle scura decorata con dorature a punzone. I piatti presentano una mandorla centrale (shamsa) finemente incisa e dorata, cornici ornamentali e bordature eleganti. Lo stile della legatura è coerente con la produzione indo-persiana tardo-moghul della metà del XIX secolo.
Questo manoscritto coranico rappresenta un’opera di altissimo pregio, per completezza testuale, qualità calligrafica, decorazione e stato di conservazione. L’identificazione del copista, la datazione precisa, la presenza di oro zecchino e il raffinato apparato liturgico marginale lo rendono un esemplare raro e significativo all’interno della produzione coranica ottocentesca. Il suo valore è amplificato dalla cura esecutiva e dalla destinazione originaria.
La rilegatura riporta alcuni difetti come alcune carte volanti da ristringere o allentate; alcune pagine riportano marginali difetti.