AUTOGRAFO DI GABRIELE D'ANNUNZIO LETTERA RITIRO ARCACHON PER DEBITI VILLA LA CAPPONCINA E VILLA DI MARINA, PERDITA DI TUTTI GLI AVERI

Lotto 206

GABRIELE D'ANNUNZIO

Stima: 3000 - 4500€

Aggiudicato per 1600,00 €

(Riserva raggiunta)

Commissioni d'asta del 17.5%

Chiusura asta: 23/06/2023
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Copiosa e rara lettera di ben 16 pagine interamente autografa e firmata di Gabriele d'Annunzio celebre scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano, simbolo del decadentismo e celebre figura della prima guerra mondiale, dal 1924 insignito dal Re Vittorio Emanuele III del titolo di Principe di Montenevoso. Soprannominato il Vate (allo stesso modo di Giosuè Carducci), cioè "poeta sacro, profeta", cantore dell'Italia umbertina, o anche "l'Immaginifico", occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924.

Lettera senza data ma databile da timbro postale riportato sulla busta 26 Giugno 1911, su carta intestata dell'Hôtel D'Iéna di Parigi ed indirizzata a Rocco Pesce, fidato stalliere abruzzese a Settignano. 

Lunga e triste lettera scritta dal Poeta al proprio uomo di fiducia in uno dei più difficili momenti della sua vita, allorquando, sopraffatto dai debiti, dovette fuggire in Francia ad Arcachon, lasciando nelle mani dei creditori la vitta della Capponcina con tutto ciò che ivi aveva raccolto. Il Poeta sperava di potere spedire almeno una parte della somma necessaria a coprire i debiti, ma "(...) l'interdizione dell'Arcivescovo ha molto nociuto alla riuscita del San Sebastiano (...) Non ho speranza se non nel lavoro a cui mi accingo. Parto stasera per Arcachon, non potendo ancora tornare in Italia", e pertanto non ha potuto trarne alcun vantaggio finanziario. 

"(...) Sono addolorato e indignato di quel che è successo alla Capponcina. Se i creditori stupidi e feroci avessero fatto la vendita in tempo opportuno e con altri criteri, la mia roba avrebbe dato almeno tre o quattrocentomila lire (...) Ora la Capponcina è distrutta, la somma non basta a pagare i debiti...Dopo tutto quello che è accaduto, non posso tornare in Italia. La situazione della Capponcina non è valsa a soddisfare i creditori, i quali, se tornassi, ricomincerebbero a perseguitarmi." 

Successivamente chiede della sua Villa di Marina: "La Villa di Marina è spogliata anche quella? Desidero sapere se i tappeti, le stoffe, e quei pochi oggetti rimasti, sono ancora liberi, o se sono stati portati via. E la biancheria? e l'argenteria? Io ad Arcachon non ho nulla, e sono costretto a prendere a nolo la biancheria (orribile) e le posate". Il Vate chiede a Pesce se gli può inviare almeno una parte della biancheria da letto, da tavola e una parte delle posate. "Io vorrei salvare almeno quel poco che rimane a Marina. Sarà possibile? (...) Ma dove metterò i libri e le carte? Cerca di mettere in salvo almeno le carte, e gli oggetti più cari."

D'Annunzio rimarca la sua fiducia per il destinatario: "Ti sarò grato di quel che hai fatto e farai per me. Con un po' di tempo mi rimetterò certamente a galla. Avrei quel che devi avere e un buon regalo. (...) Tolto l'Avv. Consalvi, non ho un amico sincero."

Il Poeta torna a parlare della Villa di Marina che è in pericolo e chiede a Pesce di salvare quel che può: "Le tende indiane della camera del pianoforte potresti mandarmele con la biancheria a Arcachon. Mi servirebbero a rendere meno brutta la stanza dove lavoro. (...) Certo, i tappeti di Bonkara - dell'appartamento alla Capponcina - sono stai venduti per nulla. E valevano almeno cinque o seimila lire l'uno!". 

D'Annunzio triste e rassegnato termina la lettera con le seguenti parole: "Mi rassegno. Sono ancora forte e sano. Ricostruirò la mia fortuna. Sta di buon animo, Coraggio!"

Presente anche la busta con destinatario ed indirizzo anch'essi interamente autografi di D'Annunzio.

Altissima rarità. 


Codice articolo: PLNAST0623i

Pagine: 16

Pagine manoscritte: 16

Condizioni: Ottime

Dimensioni: 18.5x14

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